Nomen omen-Il Destino nel nome

Nomen omen-Il Destino nel nome

La mia nonna AngelaQuesta locuzione latina che letteralmente tradotta significa “il destino nel nome” o “il nome è un presagio” era tanto cara agli antichi romani che credevano che il nome di una persona, potesse rappresentarne appunto il destino. Per i genitori di un nuovo nato, scegliere il nome è un compito molto importante perché insieme alla vita è il primo dono che egli riceverà e farà parte della sua identità.

Per la scelta spesso ci si affida al nome dei nonni o di un antenato deceduto a volte  molto giovane o in situazioni tragiche. Tutto ciò implica il fatto che il bambino non avrà una sua unicità ma si sentirà  investito di responsabilità, aspettative, desideri inconsci di riparare il dolore subito in passato. La persona che eredita il nome dello sfortunato predecessore si sentirà in dovere, a livello più o meno inconscio, di uniformarsi a quest’ultimo, divenendone un’inconsapevole vittima. Fin dall’antichità molti autori hanno attribuito ai nomi propri grande rilievo.

La  Cabala associa a ognuno di essi un numero e a ciascun numero un significato metafisico, esiste persino una pratica divinatoria detta onomanzia, dal greco “onoma”-nome, che interpreta il significato simbolico, etimologico e numerico dei nomi. Lo stesso Jung nel suo libro rosso scriveva “Lo sai, il nome che si porta significa molto. Sai anche che ai malati spesso si dà un nuovo nome per guarirli, perché col nuovo nome essi ricevono anche una nuova essenza. Il tuo nome è la tua essenza.”

Goethe invece scriveva “Il nome di un uomo non è come un mantello che gli sta penzolante e che gli si può strappare o cacciare di dosso, ma una veste perfettamente adatta, o come la pelle concresciutagli che non si può graffiare senza far male anche a lui”

Sin da piccola mi sono chiesta perché i miei genitori avessero scelto per me questo nome, non ho nessun parente che lo abbia portato prima e le loro risposte” perché ci piaceva”, non mi hanno mai soddisfatto. Anche i significati ritrovati: la Luna, Artemide, Diana non mi hanno mai convinta, erano troppo lontani dalla cultura dei miei genitori. Ho sempre amato il mio nome, ne sono sempre andata fiera, ma la curiosità della sua origine mi ha accompagnato negli anni.

Qualche anno fa la Psicogenealogia e con essa la Dott.ssa Maura Saita Ravizza, si sono affacciate nella mia vita, aprendo tante porte chiuse o socchiuse o addirittura sconosciute. Ho iniziato a fare ricerche sulla mia genealogia per avere informazioni di antenati di cui non conoscevo neanche il nome ed ecco che un portone importante si apre. Nel fare indagini per la stesura del genogramma, trovo i dati riguardanti  la mia bisnonna paterna, di cui non avevo mai sentito parlare, nata esattamente 100 anni prima di me e morta il 21 gennaio, io nasco il 23  dello stesso mese.

Chiedo informazioni a mio padre ma anche lui sa ben poco perché non l’ha conosciuta Le emozioni mi travolgono, sento un forte legame, come se un sottile filo, mi legasse a questa donna, come se lei mi avesse passato una sorta di testimone che io dovevo portare ad un traguardo.  Continuo la ricerca e scopro che ha avuto 8 figli di cui due nati morti e due nati e morti e lei a quarantasette anni muore all’improvviso(forse infarto).

Tutto ciò è tanto, anche perché io alla stessa età ho deciso di cambiare vita, lasciando la mia Terra ma soprattutto, non ho mai avuto figli. Rinizio la ricerca sul significato del nome e finalmente scopro che in passato Cinzia veniva usato come diminutivo di Vincenza, per onorare la nonna senza ripeterne il nome e la mia bisnonna si chiamava proprio cosi. I miei genitori non conoscevano questa bisnonna e tantomeno il suo nome eppure, sono arrivati a lei ed io con le mie ricerche, ho potuto ricordarla e onorarla.

Con queste informazioni tutto mi appare più chiaro ma faccio ulteriori collegamenti. Mia bisnonna muore nel 1909, stesso anno in cui nasce la nonna di cui porto il secondo nome Angela, anche lei ha perso il primogenito per una patologia congenita al cuore. Donne che hanno sofferto tanto per la perdita di uno o più figli, un dolore che non è mai stato elaborato dal quale le mie antenate hanno voluto proteggermi.

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