RIPROVARE AD AMARE- LA STORIA DI UNA FAMIGLIA DELL’EST
RIPROVARE AD AMARE – LA STORIA DI UNA FAMIGLIA CONTADINA DELL’EST EUROPEO
Un tempo i contadini lavoravano molto duramente. Ci si alzava all’alba e come lavoratori laboriosi si andava avanti fino al tramonto. Un pasto di sfuggita, poco dialogo e tutti nuovamente a dormire. Ogni giorno della vita era così. Il valore più importante era la famiglia e la sopravvivenza. La donna sottomessa all’uomo non per un carattere debole ma perché di generazione in generazione le donne avevano imparato ad essere molto accoglienti e disponibili con i propri mariti.
Questo fino ai giorni nostri.
Una famiglia serba emigra in Svizzera e qui avviene un cambiamento inaspettato.
Due figlie femmine: F. secondogenita, all’età di 18 anni, rimane incinta fuori dal matrimonio, senza lavoro, il fidanzato convive con i genitori di lei. L’altra figlia, G. primogenita, fa carriera come infermiera professionale, si sposa ma dopo sette anni, senza aver avuto discendenza, volutamente, lascia il marito, vuole vivere, come riporta, in leggerezza, non desidera innamorarsi, vuole divertirsi.
Per la prima volta in questa famiglia di umili origini, si manifestano donne fuori dalle regole sociali.
Quando vedo quest’ultima è evidente che sia successo qualcosa dentro di lei, apparentemente una vita gioiosa e di successo ma in realtà non sento che lei sia collegata al cuore. La percepisco nella mente e in compensazione ribelle con la famiglia di origine.
Come se il suo corpo e tutto il suo essere dicesse:
” Sono la prima donna emancipata della mia famiglia e libera di fare ciò che voglio, non come mia madre che è sottomessa a mio padre e lavorativamente parlando non appagata. Fino adesso la famiglia è stata solo un’azienda utile per procreare figli, nulla di più!”
Nella descrizione del padre emerge un uomo burbero, chiuso e autoritario. Da bambina prima dell’arrivo della sorella, G. aveva un rapporto simbiotico con suo padre, poi sempre più distaccato poiché provava per lui sempre più gelosia a causa della sorella minore e in adolescenza addirittura sfociò in un rapporto molto giudicante e conflittuale.
Attraverso il lavoro della maschera: oggetto fluttuante descritto nel libro di Philippe Caillé, rivolgendosi alla maschera di suo padre, emerge in lei la frase “Eri il mio Principe azzurro perché mi hai tradita?!!!” Queste parole le muovono una profonda commozione, che G. si stupisce di provare, possibile che fossero così profondamente nascoste dentro di lei?
Quando G. indossa la maschera mettendosi nei panni del padre, per la prima volta sente che lui in realtà ha sempre amato la madre e sente che la vera intenzione del padre è sempre stata quella di trasferirgli il valore più grande: l’Amore reciproco, il sostegno, ciò che è più vero ed autentico in una coppia e in una famiglia, nel rispetto delle origini, molto diverso dalla credenza che G. aveva installato nei suoi pensieri, molto diverso dall’idea che il padre la giudicasse come donna emancipata senza marito e discendenza.
G. finalmente si rimette in contatto con quel calore che aveva sentito fin da bambina, soprattutto quella sensazione di amore ed appartenenza che aveva completamente dimenticato.
Per troppi anni aveva portato nel cuore il sentirsi “tradita” dal padre per l’arrivo della sorella minore, giudicandolo e di riflesso respingendo tutti i partner che aveva incontrato, mantenendoli a debita distanza per paura di essere nuovamente tradita e lasciata.
Da quel giorno G. sente che si può permettere l’incontro con un compagno e ristabilire un’apertura nel suo cuore che per troppo tempo non si era più concessa.
Le maschere descritte nel libro” Gli oggetti fluttuanti” di Philippe Caillé:
Pag.124
Innanzitutto il terapeuta prepara diversi materiali o chiede di far portare da casa carta, cartoncini, forbici, scotch, piume, oggetti ornamentali che possono essere utilizzati per la visualizzazione e la creazione della maschera del padre e della madre.
A questo punto una volta che i figli hanno creato le maschere sia della madre e sia del padre, i genitori creano le maschere dei loro genitori a loro volta.
Si metteranno a sedere su due sedie, una per la madre e uno per il padre e di fronte una “sedia calda” dove siederà il figlio e descriverà ai genitori le loro maschere.
“Si rivolgerà non alla madre in sé e non al padre in sé ma alle loro maschere.
Le maschere non sono persone rappresentano l’attribuzione di tratti di carattere, in un certo senso una propria descrizione fatta dal realizzatore della maschera stessa.”
Questo ci permette di comprendere come lo studio della psicogenealogia è il mezzo di come cambiando la narrazione e lo sguardo giudicante rispetto ai propri antenati, possa cambiare l’informazione nel campo a livello sistemico e permettere per questo una trasformazione della propria vita raggiungendo i propri obiettivi.
Inoltre, è importante sottolineare il rapporto dei genitori di G., una coppia solida e molto unita a distanza di anni, come spiega B.Hellingher nel libro i due volti dell’amore, tra due partner ci deve essere un giusto dare e ricevere affinché la coppia stessa possa crescere ed evolversi. “Dal momento che il dono della moglie è l’amore, lui lo accetta senza remore, ma desidera anche ricambiare dandole un po’ di più. In questo modo la coscienza mantiene uno squilibrio dinamico ed il rapporto d’amore della coppia prosegue in un crescendo di dare e ricevere.”
Alessandra Guenzani