Incontro fra discendenti di carnefice e vittime di un eccidio

Incontro fra discendenti di carnefice e vittime di un eccidio

Il 24 settembre 2023 a Meina in provincia di Novara si sono incontrate Maite Billerbeck e Rossana Ottolenghi

L’evento, riportato dai maggiori quotidiani, il Corriere della Sera, La Stampa, ecc. è di grande interesse e rende evidenti molti aspetti che si affrontano in psicogenealogia e costellazioni famigliari.

Le protagoniste della storia sono Maite, pronipote di un nazista responsabile del massacro degli ebrei abitanti nei pressi del Lago Maggiore, massacro terribile per ferocia e numero di vittime, tra cui anche numerosi bambini, secondo solo al massacro delle Fosse ardeatine, e Rossana figlia di una delle persone scampate al massacro.

Si sono incontrate dopo un percorso personale molto doloroso, vissuto da entrambe.

Maite, ragazza ribelle in gioventù, a 27 anni perse la madre. In quella occasione la Nonna, nel ricordare episodi di sua madre bambina, le disse, tra l’altro, che un suo fratello, dunque prozio di Maite, era arruolato nelle SS tedesche.

Nel racconto famigliare questo prozio era dipinto dalla nonna come una persona che “non avrebbe fatto mai male a una mosca”; tuttavia altri dicevano anche che avesse fatto “qualcosa di brutto in Italia”.

Da quel giorno Maite non ha smesso di raccogliere notizie su questo familiare sentendo gravare su di sé sempre maggiori sensi di colpa.

Quando infine seppe con certezza che il fratello della nonna si era macchiato di un crimine efferato, non ha pensato ad altro di come avrebbe potuto “riparare” in qualche modo a quei delitti particolarmente crudeli.

Oggi che ha 54 anni, esattamente il doppio di quanti ne aveva al momento del colloquio con la nonna, e a distanza di 80 anni dall’eccidio (casualità, coincidenza) ha avuto la forza di recarsi sul luogo della strage.

Ma non onorerà le vittime da sola, sarà con lei Rossana, figlia di Becky Behar, il cui padre di ebreo di origine turca, era il proprietario di un albergo sul Lago dove anche abitava con la famiglia. Solo grazie all’intervento del viceconsole turco, nazione neutrale nel conflitto, che minacciò uno scandalo internazionale riuscì a scappare in Svizzera con i famigliari.

Anche le vittime provano un grande senso di colpa per essere sopravvissute, e così anche la mamma di Rossana e Rossana stessa.

Maite e venuta a conoscenza dell’indirizzo di Rossana, le ha scritto una lettera che ha portato al loro incontro.

Le due donne, entrambe psicologhe, portano fardelli pesanti. Nell’incontro Maite cerca una qualche riconciliazione con i discendenti delle vittime e Rossana, già da tempo impegnata nella testimonianza di storie riguardanti la shoah, come “missione” da lei intrapresa per dar voce alle persone che sono state ingiustamente uccise, con Maite organizzerà eventi per continuare a sensibilizzare, soprattutto i giovani, ad ascoltare le voci delle vittime innocenti, per non dimenticare e non ripetere.

In questo racconto sono fortemente presenti alcuni elementi fondamentali del percorso di psicogenealogia e costellazioni famigliari: sensi di colpa, spesso non si capisce da dove arrivano, racconti famigliari che non coincidono con la realtà e nascondono segreti, possibili gesti di riconciliazione, se non attuabili fisicamente perché le persone sono mancate o irraggiungibili o ostili, possibili attraverso atti simbolici, date e anniversari significativi.

Spesso le persone “sentono” emozioni che non hanno apparente motivazione, che arrivano “da lontano”, che creano disagio, ansia, depressione. A volte non riescono a realizzarsi in ambito lavorativo, sentimentale, familiare.

Cercando nelle storie familiari possono emergere elementi che conducono a connotare meglio il proprio “disturbo”, a “vederlo” e, in qualche modo, se non superarlo a circoscriverlo, dando sollievo.

Questo è anche stato il mio percorso che mi ha portato a diventare facilitatore seguendo il corso di Maura Saita Ravizza.

In altri articoli cercherò di affrontare uno ad uno gli elementi che questa storia mette in luce e come è possibile, per ciascuno di noi, superare blocchi emotivi che impediscono il fluire sereno della nostra vita.

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