Le colpe dei padri ricadono sui figli.
Ci sono teorie che da Freud a Jung, da Dolto alla terapia sistemica familiare della scuola di Palo Alto, da Moreno a Boszormenyi-Nagy che hanno proposto una visione psicogenealogica e transgenerazionale delle difficoltà vissute dalle persone. Queste teorie sono state sintetizzate da Anne Ancelin Schtzenberger per la creazione di un metodo, la Psicogenealogia, che potesse analizzare anche la storia della famiglia e quello che realmente era accaduto nel passato, che si riproponeva nella vita dei discendenti. Siamo portatori dei non risolti dei nostri antenati, quelli che Boszormenyi-Nagy, chiama debiti transgenerazionali. Traumi, lutti non elaborati, ingiustizie fatte dai nostri antenati per i quali non c’è stato risarcimento, tutto questo può diventare un “peso” che le generazioni successive possono essere costrette a portare. Le colpe dei padri ricadono sui figli per 3/4 generazioni, dice la Bibbia(Esodo 20,5) , e studiosi e ricercatori hanno confermato la verità clinica di queste affermazioni. Freud ha parlato in diverse opere di “anima collettiva” e ha persino ammesso una possibilità di trasmissione transgenerazionale (ereditaria) di una parte della psiche. (https://www.spiritual.it/…/jung-psicogenealogia-e-costellazioni-familiari)
Oggi voglio raccontare un esempio di quanto queste teorie possano essere valide: la storia di Pier Paolo Pasolini e suo papà Carlo Alberto.
Carlo Alberto Pasolini nacque a Bologna il 26 giugno 1892. Dopo la prematura scomparsa del padre, la cui ludopatia lo aveva portato a sperperare tutti i beni di famiglia e, avendo egli stesso ereditato la passione per il gioco, decise di intraprendere la carriera militare ed entrare nell’esercito. (https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Alberto_Pasolini)
Alle ore 17,40 del 31 ottobre 1926, durante la commemorazione della marcia su Roma a Bologna, qualcuno sparò contro Benito Mussolini. Il duce rimase illeso ma gli squadristi videro il tenente di fanteria Carlo Alberto Pasolini bloccare un ragazzino, sguainarono i pugnali e si gettarono su di lui. Ne seguì un massacro di inaudita violenza, che si fermò solo quando sul selciato non rimase che il corpo martoriato di Anteo Zamboni, 15 anni. I dubbi che circondano l’attentato sono parecchi. Ad esempio, non si sa neppure con certezza se sia stato davvero lui a premere il grilletto. La testimonianza del tenente Pasolini è riassumibile nella frase: «Hanno sparato al di sopra della mia spalla sinistra, mi sono girato e ho visto Zamboni con la pistola», e nessuno ha potuto appurare se quell’arma Anteo l’avesse realmente usata o gliel’avessero solo messa in mano. Nel 1926 l’unico a sdegnarsi pubblicamente per la crudele fine di Zamboni fu proprio il Duce che definì il linciaggio del ragazzo «un atto barbarico». (https://www.larena.it/…/anteo-zambonie-l-attentato-al…)
Sono trascorsi 49 anni ed esattamente la notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 il cadavere di Pier Paolo Pasolini , poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, attore e drammaturgo italiano; considerato tra i maggiori intellettuali italiani del Novecento, figlio del tenente Pasolini, venne ritrovato presso l’idroscalo di Ostia con il cranio spaccato e il suo corpo massacrato con un’arma contundente. Esso è stato anche martoriato dagli assassini, che sono passati su di esso, già tramortito, con la sua macchina.
Si tratta di uno dei delitti più vergognosi e brutali della storia Italiana, del quale Pier Paolo Pasolini fu la sfortunata vittima.(https://www.italiasiamonoi.it/story/l-omicidio-pasolini)
Questa ripetizione è stata battezzata dalla sua scopritrice la Dott.sa Anne Ancelin Schützenberger, “La Sindrome degli Antenati”. Secondo questa teoria, le persone proseguono in vita la catena delle generazioni precedenti, pagando un pegno al passato e, fintanto che non si è “cancellato il debito”, una “alleanza invisibile” spinge a ripetere, che se ne sia coscienti o meno, l’evento o gli eventi traumatici, le morti, le ingiustizie e persino le loro eco.( https://www.fisicaquantistica.it/psiche-mente-cervello/sindrome-degli-antenati-gli-avi-influenzano-il-nostro-futuro#SnippetTab