I neuroni specchio

I neuroni specchio

Oggi la neurobiologia ci può spiegare la nozione dell’effetto dei neuroni specchio.

I neuroni specchio hanno un effetto di comprensione immediata, senza passare per i circuiti della riflessione cognitiva.

Anche se questi ricordi, che si trovano nella trasmissione dei traumatismi, possono essere situati al di fuori della percezione cosciente.

Questi ricordi sono in grado di agire su di noi senza che noi lo sappiamo.

Dal momento che siamo costretti, persino inconsciamente “manipolati” da atti mancati, da ricordi inconsci, non siamo forse nient’altro che marionette controllate da fili invisibili, come i cavi dei circuiti del cervello e delle emozioni.

Non è necessariamente la cattiva sorte che fa sì che questi fantasmi di generazioni precedenti ci ossessionino e ci controllino.

Quando la lealtà invisibile limita la nostra libertà e ci intralcia, è importante renderla visibile.

E’ importante fermare la ripetizione indesiderabile, cattiva, malsana, persino nefasta, di traumatismi, di morti o di malattie.

Altri fattori biologici o bioelettrici, entrano in gioco nella trasmissione transgenerazionale.

Man mano che la scienza e la ricerca medica ottengono informazioni sulla composizione elettrica e biologica della cellula, progredisce il nostro sapere sui meccanismi, molto vari, mediante i quali sono trasmessi gli schemi transgenerazionali e intergenerazionali, come ad esempio la memoria.

Potremo così sapere di più sulla conservazione delle emozioni da alcune parti di una cellula.

O saremo in grado di comprendere come un traumatismo possa influenzare le cellule riproduttive e lo stesso nostro DNA.

Il nuovo campo della epigenetica ci aiuta a comprendere meglio alcune cose.

Ci aiuta per esempio a capire come i fattori sociali e ambientali possano influenzare l’espressione dei geni.

Apprendiamo come i segnali epigenetici a livello del gene e della cellula possono essere ereditati e trasmessi attraverso le generazioni.

Nel processo di sopravvivenza delle specie a lungo termine, si può formulare l’ipotesi che la selezione naturale possa favorire la sopravvivenza non solo del più forte, ma anche di quello che «sente arrivare il vento».

Costui sarebbe colui che ha saputo conservare e integrare le informazioni transgenerazionali riguardanti la reazione alla minaccia e al pericolo.

Esperienze recenti hanno dimostrato che la vista di un serpente o di un ragno (dal vero o in foto) possono innescare una reazione così immediata da non poter essere legata al “cervello di rettile”, che garantisce la nostra sopravvivenza.

Già Socrate diceva che andava dove gli pareva, a meno che il suo buon daimon non lo fermasse.

Allora tornava sui propri passi: “È iniziato nell’infanzia, una certa voce che, quando si fa sentire, mi devia sempre da ciò che sto per fare, senza mai spingermi ad agire”.

 

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