La coscienza collettiva sistemica
La regola base dalla coscienza sistemica: nessuno può essere escluso da un sistema familiare.
Anche la coscienza individuale crea il bisogno di appartenenza, ma tende anche a escludere chi viola le regole, mentre la coscienza sistemica non tollera esclusioni.
Un’altra differenza importante è che la coscienza individuale ci fa sentire ciò che è giusto o sbagliato tramite il meccanismo della colpa, la coscienza sistemica è inconscia, agisce a livello di sistema al di là della consapevolezza dei singoli.
La coscienza sistemica, tramite l’appartenenza, persegue un unico scopo: ristabilire la completezza del gruppo; nel farlo agisce in maniera istintiva a livello di gruppo senza prendersi cura del destino dei singoli.
Nella maggior parte dei sistemi familiari il disagio psichico è vissuto come un tabù, anche perché è un sintomo eclatante di una disfunzione dell’intero sistema.
Chi soffre di disturbi psichici tende a essere escluso, oppure si preferisce ignorare il problema, mettendo a tacere ciò che è possibile nascondere.
Si ritiene “giusto” escludere chi provoca disagio al sistema familiare, per non provare sentimenti di colpa o di vergogna, senza rendersi conto che in questo modo si sposta il problema a livello della coscienza sistemica che non tollera esclusioni.
Le esclusioni talvolta riguardano situazioni provenienti da un passato familiare anche lontano e si ripercuotono nel sistema presente attraverso persone che in qualche modo rappresentano gli esclusi.
Bert Hellinger ha chiamato questo fenomeno “irretimento”.
Abbiamo ereditato collettivamente la credenza che escludere, fingere che qualcosa non sia successo, mentire, custodire segreti, sia una maniera efficace per “metterci una pietra sopra” e voltare pagina.
Il fatto è che non funziona!
Qualcuno prima o poi se ne farà carico, e lo faranno le generazioni successive.
Vivere nella sincerità con se stessi e con gli altri, assumendosi le responsabilità e accettando ciò che il destino ci riserva non è solo una regola morale o un imperativo religioso, è un ottimo modo per fare prosperare e crescere il proprio sistema familiare liberando le generazioni future da pesi, colpe, espiazioni.
La coscienza individuale ci fa sentire come giuste le esclusioni, sembrano atte a proteggerci dalle conseguenze negative, e questa è una ragione per cui questo atteggiamento è così diffuso, ma l’esclusione di un membro del sistema determina l’irretimento: qualcuno se ne fa carico e vive lo stesso destino o porta pesi al posto di qualcun altro.
Altri esempi li incontriamo attraverso l’analisi dei destini di membri della stessa famiglia di generazione in generazione, destini che incarnano i ruoli degli esclusi, delle vittime o dei carnefici.
Anche i popoli sono dei sistemi e le regole che stiamo imparando possono estendersi ai conflitti che nascono tra diverse etnie.
L’alternanza nel ruolo della vittima e del carnefice tramite esclusione dell’uno o dell’altro sta alla base delle guerre fratricide, delle faide, degli scontri razziali, delle questioni etniche, della trasmissione della sofferenza da una generazione all’altra.
Quando vittime e carnefici si incontrano e possono guardarsi negli occhi, includendo nello sguardo qualcosa di più grande che ci accomuna tutti, come il destino, le forze guaritrici della coscienza dello spirito entrano in azione e ritorna la quiete.
Esprimendo lo stesso concetto in termini sistemici, il contrasto tra la coscienza individuale e la coscienza sistemica trova pace nell’abbraccio della coscienza dello spirito.